INCISIONI
di Carla Isernia
Ci sono i nomi degli uomini in questi libri mastri del Banco di Napoli, e i mestieri, le ricchezze e le morti. Le vite delle donne devono essere desunte da quelle dei loro mariti, figli, amanti. Non riuscirò mai a tirarne fuori una da questi libroni intrasportabili, pieni di numeri e opere. Eppure, qualcuna avrà girato in queste stanze al seguito di un marito o di un padre, magari tirandosi dietro un piccolino o una piccolina e alzando le vesti in strada per non insozzarle col piscio e l’immondizia.
Sono qui, in archivio, da due mesi ormai, due libri al giorno se sei fortunato e arrivi tra i primi dieci, e non ne ho trovate ancora. Potrei ricostruire la vita di Giuseppe Cava o di Carlo Sansone, di Onofrio Cibello o Andrea D’Aponte, oppure dei vari capitani, speziali, barbieri, ma non di un’unica donna. Fantasmi nascosti dietro uomini imperfetti, madri di figli, monache, servette, nobildonne, mogli di capitani e figlie di vicerè.
E proprio stamattina, mentre sfogliavo l’ennesimo volume e vedevo apparire una di questi fantasmi, una piccola fitta all’ascella sinistra. La mano contiene la vena che pulsa per scoprire un lieve rigonfiamento, un linfonodo? Non devo spaventarmi, ma qui, nel quadrante in alto a sinistra del seno sinistro, una pallina, un bubbone. Sto studiando i libri del 1656, mi sarò suggestionata, non può essere. Stasera, stasera a casa controllerò: devo avere da qualche parte quel depliant sull’autopalpazione. Farò così e scoprirò che il bubbone non c’è, la peste non può essere arrivata dal libro mastro fino a me.
C’è, non c’è alcun dubbio, il bubbone c’è. Mi piacerebbe poter chiedere al mio compagno di controllare con me, ma se lo dico a lui allora sono malata davvero. Lo sapranno tutti, mia madre, mia sorella. Mi porteranno al lazzaretto, taglieranno il seno, sarò in mezzo alle altre, una fra tutte con medici mascherati a controllare dall’alto. […]